giovedì 16 luglio 2009

La prima recensione italiana al libro "Falcao. Meninos do trafico"

In anteprima, la recensione del libro Falcao. Meninos do trafico, scritto da MV Bill e Celso Athayde, che verrà pubblicata a settembre sulla rivista culturale El Aleph (http://francotirature.blogspot.com/)

Falcao. Meninos do trafico (Falco. I bambini del traffico) è il resoconto fedele e crudo, a tratti insopportabilmente doloroso, di un lungo viaggio, durato otto anni, all’interno di alcune delle tantissime favelas brasiliane, formicai umani relegati ai margini di un paese che vorrebbe che, come per incanto, si dissolvessero con la stessa rapidità con la quale sono sorte.
Un resoconto che si focalizza sulla breve quanto intensa vita dei “falchi”, adolescenti – ma troppo spesso bambini – coinvolti nello spaccio di droga, una delle attività più redditizie delle organizzazioni criminali che tengono in pugno i ghetti dell’immenso paese sudamericano.
A raccontarne i drammi, la violenza inaudita e inaccettabile, i sogni spezzati – quasi sempre – e quelli realizzati – quasi mai – due uomini coraggiosi a loro volta nati e cresciuti nelle favelas, luoghi nei quali vivono tuttora. E proprio l’appartenenza alla realtà che ci fanno conoscere in tutta la sua drammaticità e il dna del “favelado doc” hanno permesso a MV Bill, “Messaggero della Verità” e punta di diamante del movimento hip hop brasiliano, e a Celso Athayde, suo impresario e amico fraterno, di realizzare questo spaccato di vita unico, irripetibile, di straordinario spessore emotivo, che è diventato anche un documentario trasmesso in televisione in Brasile nel marzo 2005, vincitore in Italia del festival cinematografico Miff 2008.
Il libro si legge tutto d’un fiato, grazie a uno stile narrativo coinvolgente ed emozionante. MV Bill e Celso si passano spesso di mano la “palla” del racconto, aggiungendo ai fatti che stanno illustrando al lettore episodi della loro vita privata che presentano molte similitudini con le vicende che vengono raccontate.Ed ecco allora lo smarrimento degli autori nell’osservare come l’occupazione più logica e naturale per un bambino, il gioco, nella favela assuma contorni inquietanti. MV Bill e Celso assistono a un gruppo di ragazzini che si diverte imitando maldestramente il mondo criminale con il quale si confronta quotidianamente. E allora c’è il bambino più autoritario che fa il capobanda, le sentinelle a cui spetta il compito di avvistare i nemici, chi imbusta cocaina e marijuana, chi massacra di botte il traditore, cioè l’infame che ha denunciato alla polizia un membro della banda. Per una coincidenza drammatica, mentre MV Bill guarda i bambini giocare e ne racconta le imprese, alcuni colpi di pistola riecheggiano nella favela. In un batter d’occhio, si passa dalla finzione alla realtà: a pochi metri da dove era in scena la rappresentazione della vita criminosa, sull’asfalto reso rovente dal sole giace il corpo di un giovane ucciso e poi massacrato impietosamente a calci, un traditore “vero” che ha pagato con la vita il suo gesto considerato imperdonabile dalle rigide leggi del ghetto.
C’è poi la storia commovente di Sabugo, di cui Celso vede il repentino passaggio dalla vita alla morte. Sabugo era una “falco” che ha commesso un imperdonabile errore: addormentarsi “in servizio”. Celso cerca disperatamente di contrattarne la sopravvivenza, offre la sua disponibilità a prendersene cura e a portarlo lontano con lui, tenta disperatamente di intercedere affinché gli venga risparmiata la fine crudele che le disumane regole della favela applicano a chi non tiene fede all’impegno preso: essere bruciati vivi. Niente da fare: ragazzini della stessa età di Sabugo non cedono alle suppliche di Celso – sarebbe una debolezza che ne screditerebbe l’autorità – e l’acerbo corpo del falco viene straziato dalle fiamme, assurdo rito pagano di un mondo che ha smarrito la ragione.
Sabugo è uno dei sedici su diciassette protagonisti dei racconti di MV Bill e Celso ad aver perso la vita nel corso delle riprese di “Falcao”. E poco conta che la morte sia stata causata da conflitti a fuoco con bande rivali, esecuzioni sommarie compiute dalla polizia o regolamenti interni alla favela. Soltanto un falco, soprannominato “Forte”, è oggi ancora vivo. La sua storia ce la racconta MV Bill in alcune delle pagine più emozionanti del libro. Senza mai aver conosciuto il padre, la madre morta quando aveva due anni, Forte vive con la zia alcolizzata. E’ entrato nel mondo del crimine a dieci anni e oggi, a sedici anni, si trova già ai vertici della scala malavitosa della sua favela. Tra qualche mese la sua fidanzata-bambina lo farà diventare padre. Perennemente armato di fucile, risponde alle domande del suo rapper preferito con lucida follia e con una malvagità che lo stesso MV Bill ammette di non aver mai visto in vita sua. Ma il muro apparentemente indistruttibile di questo “minuscolo mostro”, come lo definisce l’autore, si sgretola all’improvviso, e i sogni dell’adolescente tornano a galla. Il desiderio di Forte, ma che non si sappia in giro, è quello di fare il pagliaccio al circo! E lo confessa tra le lacrime, senza sosta. MV Bill è tramortito dalla disperazione di un piccolo uomo che piange imbracciando un fucile, e decide che questa vita può essere salvata, forse si può ancora fare in tempo! MV Bill si prende carico del percorso formativo dell’aspirante pagliaccio. Per una volta, anche nella favela i sogni riescono a diventare realtà: oggi Forte lavora al circo Beto Carreiro, e nel giorno del suo debutto MV Bill era in prima fila ad applaudirne le battute.
Falcao. Meninos do trafico è un libro straordinariamente intenso, che ferisce il lettore e lo lascia attonito, sconvolgendolo per la drammaticità dell’inarrestabile viaggio dei falchi verso un destino segnato. E’ un libro che non offre soluzioni facili e che non guarda con accondiscendenza al mondo della criminalità, come qualcuno dell’intellighenzia brasiliana ha avuto la spudoratezza di affermare mettendo sotto accusa gli autori. E’ un libro dal quale tutti i protagonisti escono sconfitti: le istituzioni brasiliane assenti e distratte, le forze di polizia conniventi e corrotte, le organizzazioni criminali responsabili delle devastazioni provocate dalla droga, le mamme dei falchi annichilite dal dolore per la perdita dei propri figli, i falchi a cui l’insensatezza di un’esistenza autodistruttiva ha tarpato irrimediabilmente le ali. Ma è anche, o forse soprattutto, un libro che scuote le coscienze e che richiede a tutti noi un impegno non più procrastinabile, affinché, come afferma MV Bill nelle riflessioni finali, “sia un inno a celebrare la vita, nonostante la morte”.
Daniele Magni
Falcao. Meninos do trafico, MV Bill e Celso Athayde, Editora Objetiva/CUFA

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